“Vi credevate
una squadra? No siamo una mistura chimica che produce il caos. Siamo … pronti a
esplodere”.
Così Bruce Banner definisce il neo gruppo di eroi nel film del 2012 Avengers. Steve Rogers, Tony Stark, Natasha Romanov, Clint Barton, Thor e lo stesso Banner
non erano ancora i Vendicatori e per usare le parole del miliardario
eccentrico, ci hanno messo un po’ a scaldarsi e a diventarlo. Tuttavia lavorare
in gruppo non è facile, ognuno ha il proprio modo di fare le cose, il proprio
modo di vedere le cose e spesso bisogna scendere a compromessi. A volte i
legami tra i membri non sono sufficientemente forti a garantire l’unione del
gruppo, il collante che dovrebbe tenerli insieme non regge. In questo articolo
si parla di quello che molti sociologi considerano il motivo di nascita,
sopravvivenza e anche declino di molte società, nazioni o gruppi, ovvero la solidarietà sociale. La storia degli Avengers, così come è stata raccontata sul
grande schermo, offre alcuni spunti di riflessione sul tema, che di per sé è
molto complesso e articolato e che qui si è cercato di riassumere in termini
più chiari possibili.
SOLIDARIETA’: UNO PER TUTTI E TUTTI PER UNO
La nozione di solidarietà oggi presenta una grande varietà di significati ed usi che hanno portato alla distinzione tra un’accezione ristretta del concetto come “capacità dei membri di una collettività di agire nei confronti di altri come un soggetto unitario” e un’accezione più ampia come “capacità di rendere uguale per tutti l’appartenenza ad una determinata collettività”. In tutte le definizioni di solidarietà è possibile individuare degli elementi comuni quali: uguaglianza di posizione sociale e comunione dell’agire, o meglio comunanza sotto vari aspetti.
Nei primi anni del novecento si è diffusa una concezione di solidarietà legata alla presenta di una controparte sociale, per alcuni autori infatti per la formazione di solidarietà era necessaria la presenza di una netta contrapposizione, in altre parole si era solidali solo contro qualcuno.
La nascita del gruppo dei vendicatori ne è un esempio. Gli eroi più forti della terra sono nati per far fronte comune contro Loki, la loro solidarietà dunque nasce dalla contrapposizione con un nemico comune, il Dio degli Inganni appunto giunto sulla terra colmo di gloriosi propositi di conquista.
“C’era un’idea. Stark ne è informato. Si chiamava “Progetto Avengers”. La nostra idea era di mettere insieme un gruppo di persone eccezionali sperando che lo diventassero ancor di più. E che lavorassero insieme quando ne avremmo avuto bisogno per combattere quelle battaglie per noi insostenibili. Phil Coulson è morto credendo fortemente in quell’idea… negli eroi. “
(Nick Fury – The Avengers)
Accanto a questa concezione comunque, si diffondono anche altre concezioni che esulano dalla presenza di controparti antagoniste, di diversi altri autori come Auguste Comte che consideravano la solidarietà come sinonimo di coesione e integrazione sociale.
Per quanto riguarda l’origine del termine, è stata attestata in Francia nel XVII secolo dove la solidarietà viene definita come “impegno in virtù del quale due o più persone si obbligano le une per le altre, e ognuna per tutte”, parafrasabile nell’uno per tutti e tutti per uno dei Moschettieri e traducibile con una reciproca responsabilità.
Nel tempo il termine solidarietà è stato associato a quelli di uguaglianza e fraternità, evolvendosi in concomitanza con gli eventi storici.
Un importante contributo nello sviluppo della sociologia e studio della solidarietà come elemento costitutivo della società, è stato dato dal sociologo, antropologo e storico francese Emile Durkheim. Egli considerava la solidarietà, similmente a Comte, come coesione sociale, un legame tra i membri di una società che non era soltanto di natura razionale ma era determinato anche dalla coscienza collettiva, e ne distingue due tipi: una solidarietà meccanica tipica delle società più semplici, basata sulla somiglianza tra le persone dovuto al fatto che nella società tutti agiscono in maniera simile e nessuno si distingue e una solidarietà organica che emerge quando la società si fa più complessa e le persone si specializzano e differenziano, basata sulla coscienza di essere interdipendenti, di aver bisogno l’uno dell’altro, di far parte di un unico grande organismo.
Precursore delle teorie di Durkheim e della sociologia moderna, è il sociologo arabo Ibn Khaldun il cui concetto di solidarietà sociale è ben racchiuso dalle parole pronunciate da Helmut Zemo in Captain America: Civil War.
“Un impero rovesciato dai suoi nemici può risollevarsi, ma uno che crolla dall’interno … è estinto, per sempre”
(Helmut Zemo – Captain America: Civil War)
UNA SCONFITTA MATERIALE NON HA MAI SEGNATO LA FINE DI UN IMPERO
Khaldun è considerato uno dei precursori della moderna sociologia, padre della storiografia e uno dei primi economisti, vissuto tra il 1332 e il 1446 nel Maghreb. Egli sosteneva che il successo di una nazione era determinato dal concetto arabo di asabiyyah, ovvero solidarietà sociale. In origine il termine era utilizzato per indicare i legami famigliari che si instauravano all’interno dei clan e delle tribù nomadi, successivamente con lo sviluppo della civiltà è passato ad indicare un senso di appartenenza, di comunità di intenti, generalmente tradotto con “solidarietà”.
Il sociologo arabo riteneva che l’asabiyyah si manifestasse sia in società piccole che grandi e che tendesse ad affievolirsi col tempo a causa della crescita e dell’invecchiamento della società e l’indebolimento della civiltà. Per lui ciò che determinava la fine di una nazione non era una sconfitta materiale ma una sconfitta psicologica, il venir meno della solidarietà sociale.
Ecco spiegate le parole del sociologo, che costituiscono il sottotitolo di questo paragrafo e che richiamano quelle dello stratega nemico degli Avengers e spiegano quello a cui in sostanza ha puntato col suo piano in Captain America: Civil War: una semplice battaglia persa non avrebbe diviso gli Avengers, la rottura dei legami di fiducia, dei rapporti sociali, del senso di appartenenza, della visione comune lo avrebbe fatto. Sarebbe bastato un solo ed unico fatto che avrebbe funzionato da forbice e tale era la missione del 16 Dicembre 1991, ovvero l’assassinio di Haward e Maria Stark per mano del Soldato d’Inverno.
Come affermato dal filosofo arabo e sostenuto anche da Zemo dunque, una società, una nazione o anche un gruppo, non crolla per una semplice sconfitta ma se viene meno ciò che lo tiene unito, la coesione sociale, la partecipazione, lo spirito civico, e in quel caso è “estinto”.
MA E’ VERAMENTE COSI’?
Di certo non lo è per gli Avengers perché se c’è una cosa che Zemo aveva sottovalutato nel suo accurato piano, è la forza dei legami. In Infinity War lo abbiamo visto, un nuovo nemico è giunto a minacciare la sicurezza dell’intero pianeta e sappiamo tutti come è finita. Per ricollegarci a quanto detto prima, come nel caso dell’arrivo di Loki, ancora una volta un nemico comune, Thanos, ha portato alla nascita o meglio alla ri-nascita del gruppo di eroi che, chi più chi meno (Stark è stato un po’ riluttante, lasciando al povero Banner l’onere di fare la telefonata al Captano) hanno messo da parte le loro divergenze per affrontare la nuova minaccia e sebbene spezzati nell’animo e con evidenti difficoltà nel prossimo Endgame si apprestano a sistemare le cose, come non ci è ancora dato saperlo, dovremo aspettare il 24 Aprile.
Per ora sappiamo solo che i Vendicatori sono duri a morire e di estinguersi non ne vogliono proprio sapere.