3 maggio 1948, una data storica per il cinema, il giorno in cui la Corte Suprema degli Stati Uniti pose fine all’integrazione verticale dell’industria cinematografica di Hollywood attraverso il decreto Paramount, in lingua originale “Paramount decision” (chiamato così perché fu proprio la Paramount a subire per prima le conseguenze del decreto). Ora quel decreto è stato revocato. Quali conseguenze avrà questa scelta sulla Settima Arte?
Integrazione verticale e Block Booking
A cavallo tra gli anni 30 e 40 le famose “5 majors” hollywoodiane (Warner, MGM, Paramount, 20th Century Fox e la RKO) non solo producevano e distribuivano film, ma possedevano anche un elevato numero di sale cinematografiche, costituendo di fatto una sorta di oligopolio dell’industria cinematografica americana.
In questo modo le cinque grandi case potevano facilmente fare pressione sugli esercenti indipendenti e imporre così le proprie condizioni. Le majors infatti obbligavano gli esercenti ad acquistare un pacchetto di film, solitamente composto da un Kolossal dal successo assicurato e alcuni lungometraggi di serie B, meno costosi, con attori poco conosciuti e dagli incassi molto incerti.
Secondo questa pratica, detta Block Booking e considerata ovviamente illegale dall’Antitrust, un proprietario di un cinema doveva per forza acquistare l’intero pacchetto di film, sottomettendosi quindi al potere decisionale delle majors.
Il decreto Paramount
Il 3 maggio 1948, come già detto in precedenza, la Corte Suprema degli Stati Uniti dichiara illegale la pratica del Block Booking e obbliga le grandi case a vendere le loro sale cinematografiche. Questo, insieme alla concorrenza della TV che stava lentamente guadagnando sempre più territorio, portò alla fine della Golden Age di Hollywood e alla caduta dello Studio System.
Il decreto Paramount segnò una svolta epocale nel mondo del cinema, che portò all’affermarsi di molte case e cineasti indipendenti, relegando le majors quasi alla sola distribuzione dei film.
La revoca del decreto
In questo 2020 ricco di sorprese il giudice federale Analisa Torres ha dato da poco il via libera al dipartimento di giustizia americano per la revoca del decreto Paramount. Di seguito le motivazioni espresse dal giudice:
“A causa dei cambiamenti nelle leggi antitrust e nell’amministrazione, l’importanza delle restrizioni imposte dal decreto è diminuita. Pur mantenendo una serie di protezioni atte a impedire che vi siano violazioni future, la Corte ha deciso che l’annullamento del decreto è nel pubblico interesse” […] “Settant’anni di innovazione tecnologica, nuovi competitori e modelli di business e cambiamenti nelle abitudini dei consumatori hanno cambiato le fondamenta dell’industria. […] Inoltre tra gli Studios che erano legati al decreto – RKO, MGM, Warner Bros, Paramount e Fox – sono pochi quelli che esistono ancora. Altri, come la Disney, all’epoca non erano distributori e invece ora sono giganti. Infine nessuna azienda di streaming – Netflix, Amazon, Apple e altre – che pure producono e distribuiscono film erano soggette al decreto”. Qui il testo completo.
Grazie a questa svolta gli Studios potranno tornare a possedere sale e catene cinematografiche e tra due anni (termine stabilito dal giudice) reintrodurre la pratica del Bock Booking.
La Directors Guild of America ovviamente non è rimasta a guardare e ha già espresso il suo disaccordo, invitando l’Antitrust a porre maggior attenzione su questa scelta.
il futuro del cinema
Dal 1948 ad oggi il panorama dello spettacolo è sicuramente cambiato (non chiedetemi se in meglio o in peggio). Dal mio punto di vista, annullare il decreto Paramount potrebbe rivelarsi una buona mossa per risollevare l’economia delle sale cinematografiche, messe in ginocchio dall’attuale situazione relativa al covid-19, e lanciare un guanto di sfida da parte delle majors alle grandi piattaforme di streaming come Netflix e Prime Video (che proprio in questi mesi hanno registrato un aumento significativo degli abbonati). Ma il rischio di riportare l’industria cinematografica indietro di 70 anni credo sia ancora più grande e pericoloso dell’attuale pandemia. Non ci resta quindi che aspettare e vedere da qui a 2 anni come si evolverà la questione (e cos’altro potrà mai succedere prima della fine del 2020).