L’invenzione / piaga delle loot boxes ha portato nelle tasche di Electronic Arts (EA) un sacco di soldi, specialmente grazie a FIFA. Ogni anno migliaia di giocatori sono spinti ad investire ad oltranza nell’acquisto di loot boxes, nella speranza di trovare i giocatori d’élite che tutti vorrebbero avere. Puntando su questa ricerca spasmodica, alcuni dipendenti di EA hanno ben pensato di organizzare una distribuzione abusiva dei calciatori più desiderati.
Secondo alcune testimonianze, diversi individui collegati all’azienda avrebbero contattato utenti privati per vendere loro le Prime Icons Moment di FIFA, completamente al di fuori dei canali di EA e con intenti fortemente speculativi. Il prezzo base offerto è 1.000 euro per due “moment”, quindi si va a salire a 1.400 per tre e 1.700 per tre moment e due “TOTY”.
Il caso è immediatamente emerso sui social, accompagnato dall’hashtag #EAGATE. Non appena la notizia è trapelata, EA si è subito attivata, avviando un’indagine interna per far luce sull’accaduto.
Oltre alla piaga delle loot boxes, bandite in molti stati perché considerate una forma di gioco d’azzardo, adesso abbiamo anche il problema dei “pusher” dei videogames.
l’industria videoludica ha certamente bisogno di rivedere le proprie carte e guardare oltre il mero guadagno attraverso prodotti di scarsa qualità e tattiche subdole. Ne va del futuro dell’industria stessa e della salvaguardia dell’utente finale, specialmente i giovani.