Eccoci qua con un nuovo appuntamento della rubrica Backgrounds For All. Se vi siete persi il primo appuntamento, potete recuperarlo seguendo questo link. Oggi vi propongo la storia di Piras, scritta dal mio carissimo amico Fabrizio Pappalardo. Il racconto narra le vicende di un giovane mezz’elfo dal cuore puro, destinato a compiere grandi imprese. Come sempre vi invito a condividere anche le vostre storie, contattandomi attraverso l’apposito form nel sito. A questo punto non mi resta che augurarvi una buona Lettura!
DESCRIZIONE INIZIALE
- Autore: Fabrizio Pappalardo
- Protagonista: Piras Targarein
- GDR: D&D 3.5 /Pathfinder
- Livello di partenza teorico: 3-5
- Ambientazione: homemade
- Narrazione: terza persona
LA STORIA DI PIRAS
Ai confini sud-est della provincia di Turel vi era la città di Varus, grande metropoli governata ormai da secoli dalla casata nobiliare mezz’elfa dei Targarein, che, arricchitasi nel tempo grazie a floridi commerci di stoffe pregiate e metalli preziosi, era arrivata ad avere sul proprio libro paga anche l’intera guardia cittadina.
L’attuale capofamiglia era il duca Krul Targarein. Egli esercitava sulla città un potere praticamente assoluto. Quasi tutta la popolazione era alle sue dipendenze: lavoravano negli esercizi commerciali o nei campi agricoli di sua proprietà, abitavano in case o palazzi sempre di sua proprietà. Arrivò al punto di imporre le sue leggi personali tra le quali vietare al popolo di mettere in discussione il potere della sua casata.
A livello famigliare era sposato con la giovane duchessa Iris Lebòn ed aveva ben 5 figli maschi, tutti educati con lo stesso pugno di ferro con cui governava la città al fine di prepararli meglio a prendere il suo posto. Aveva anche due figlie alle quali però, in qualità di donne e secondo la tradizione famigliare, non era concesso di occuparsi degli affari di famiglia. Esse venivano educate in maniera totalmente diversa dalla madre e ricevevano un istruzione votata al bon ton, al controllo ed alla gestione della casa, della servitù e dei loro futuri figli.
L’ultimo dei suoi eredi era il giovane Piras, nato per errore e quindi per niente voluto. Durante la sua infanzia non fece altro che crescere secondo i precetti del padre. L’indifferenza che Krul mostrava nei confronti dei successi del giovane spingeva Piras a dare sempre di più, ma veniva puntualmente oscurato dall’affetto che il padre mostrava per i suo fratelli più grandi. Anche la madre lo trattava con freddezza, forse perché influenzata dal marito o per qualche altra ragione che Piras mai capì.
L’unico contatto veramente affettivo che riceveva era quello della sorella Larette, più grande di lui di 3 anni ed amante della natura come un vera elfa. La sorella gli insegnò molto sulla natura ed i suoi segreti, mostrandogli ciò che da più di 200 anni di storia dei Targarein era andato via dicendo sempre più dimenticato. Infatti il casato, anche se di origini elfiche, non pensava più al rispetto della natura. Si preoccupava solo di sfruttare le risorse della foresta per trarne profitti, lasciandosi andare alle richieste del proprio lato umano.
Il rapporto tra Piras e Larette divenne sempre più stretto con il passare degli anni, con lei il giovane trascorse i suoi momenti più felici. Tuttavia, poco dopo che il ragazzo raggiunse il ventunesimo anno di età, avvenne una tragedia: la sorella venne colpita da una malattia rarissima. Piras trascorse ogni giorno vicino al letto della sorella, sperando in una rapida guarigione e raccontandogli le loro avventure passate e di come si sentiva ormai in simbiosi con la natura. I guaritori fecero di tutto ma non riuscirono a trovare una cura efficace. La ragazza si spense nel giro di tre settimane, Piras non poté far niente per salvarla.
La morte della sorella fu un duro colpo per lui: passò sei mesi chiuso in se stesso, non proferì parola per settimane e uscì raramente per le strade della città. La disastrosa perdita aveva spento anche l’ultimo bagliore di luce che vedeva nella sua famiglia. Trascorse diverse notti vicino al fiume dove giocava con sua sorella, ricordando tutti gli attimi di gioia della sua vita. Dopo lunghe meditazioni arrivò per lui la svolta decisiva. Decise di abbandonare i Targarein, che ormai vedeva solo come estranei, ed unirsi all’unica vera cosa che costituiva una famiglia per lui: la foresta e le sue meraviglie.
Dopo aver preparato una borsa con qualche vestito, delle provviste ed oggetti utili per il viaggio, fece visita alla tomba della sorella, coperta dalle rose che lei amava tanto, per un ultimo saluto e per farle una promessa solenne: promise che un giorno sarebbe tornato per cambiare le cose, per ridare speranza e prosperità al popolo ed il giusto rispetto che la foresta meritava. Terminato il giuramento, si diresse poi ad ovest, verso le terre boschive degli elfi, pronto ad iniziare una nuova vita. Non lasciò alcun biglietto o spiegazioni alla servitù e non seppe mai se la famiglia provò a cercarlo. Probabilmente neanche ci provarono.
Il viaggio fu lungo e faticoso. Vivere per settimane immerso nella foresta rafforzò notevolmente il suo legame con la natura a tal punto che riusciva senza alcuna fatica ad orientarsi anche nelle zone più fitte e pericolose, ai confini del territorio della città elfica di Olandirion, la meta che cercava di raggiungere ma di cui non conosceva l’esatta ubicazione.
Dopo un’interminabile marcia il ragazzo arrivò nei pressi di una radura. Si trovò davanti un elfo con una lunga veste grigio chiaro corredata da strani simboli, seduto in posizione meditativa vicino a una grande quercia secolare. In un primo momento il giovane pensò che l’eremita non l’avesse sentito arrivare, ma dovette ripensarci appena egli lo chiamò per nome. Il giovane rimase paralizzato, non sapeva chi fosse e come faceva a sapere il suo nome. Lo straniero lo rassicurò dicendogli che non aveva intenzioni ostili e lo invitò a sedersi accanto a lui per riposarsi.
Piras esitò per qualche attimo, ma decise comunque di sedersi. Stranamente sentiva una certa affinità con quell’elfo. Non appena si sedette, l’eremita si presentò come Nashtar, e spiegò al giovane che il suo arrivo gli era stato annunciato da Eldath stesso. Dopo aver parlato a lungo per conoscersi meglio, Nashtar invitò il ragazzo a restare con lui e diventare il suo apprendista, cosa che il ragazzo accettò senza pensarci due volte.
Negli anni che seguirono Piras imparò tutti i precetti druidici e come attingere all’energia mistica della natura, cosa per cui il ragazzo era veramente dotato. Nashtar, in qualità di maestro, gli insegnò tutto quello che sapeva e lo introdusse anche al circolo druidico di cui faceva parte. Terminato il lungo addestramento egli spiegò al ragazzo che era giunto il momento di fare un ulteriore passo in avanti: Doveva espandere le proprie conoscenze da solo partendo alla volta di un lungo viaggio sotto la guida di Eldath. Piras ringraziò Nashtar per tutto ciò che aveva fatto per lui. Dopo parecchi anni passati insieme lo sentiva come il padre che non aveva mai avuto e, dopo un lungo abbraccio e la promessa di un ritorno non troppo lontano, partì senza sapere che stava per iniziare la più grande delle sue avventure…